Ti ho amato dal primo istante...

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domenica 27 marzo 2016

IL PULCINO COSMICO

A casa di Mamma Mi, dall'uovo di cioccolata sapete cosa è saltato fuori? Sorpresa: un pulcino cosmico,
simile in tutto ai pulcini terrestri, ma con un berretto da capitano in testa e un'antenna della televisione sul berretto. Mamma Mi, suo marito e il pastrugno fecero tutti insieme: - Oh!, e dopo questo oh non trovarono più parole. Il pulcino si guardava intorno con aria malcontenta. - Come siete indietro su questo pianeta, - osservò, - qui è appena Pasqua; da noi, su Marte Ottavo, è già mercoledì. - Di questo mese? - domandò Mamma Mi. - Ci mancherebbe! Mercoledì del mese venturo. Ma con gli anni siamo avanti di venticinque. Il pulcino cosmico fece quattro passi in su e in giù per sgranchirsi le gambe, e borbottava: - Che seccatura! Che brutta seccatura!...

Cos'è che la preoccupa? - domandò Mamma Mi. - Avete rotto l'uovo volante e io non potrò tornare su Marte Ottavo. - Ma noi l'uovo l'abbiamo comprato in pasticceria. - Voi non sapete niente. Questo uovo, in realtà, è una nave spaziale, travestita da uovo di Pasqua, e io sono il suo comandante, travestito da pulcino. - E l'equipaggio? - Sono io anche l'equipaggio. Ma ora sarò degradato. Mi faranno per lo meno colonnello. - Be', colonnello è più che capitano. - Da voi, perché avete i gradi alla rovescia. Da noi il grado più alto è cittadino semplice. Ma lasciamo perdere. La mia missione è fallita. - Potremmo dirle che ci dispiace, ma non sappiamo di che missione si trattava. - Ah, non lo so nemmeno io. Io dovevo soltanto aspettare in quella vetrina fin che il nostro agente segreto si fosse fatto vivo. - Interessante, - disse Mamma Mi, - avete anche degli agenti segreti sulla Terra. E se andassimo a raccontarlo alla polizia? - Ma sì, andate in giro a parlare di un pulcino cosmico, e vi farete ridere dietro. -Giusto anche questo. Allora, giacché siamo tra noi, ci dica qualcosa di più su quegli agenti segreti. - Essi sono incaricati di individuare i terrestri che sbarcheranno su Marte Ottavo tra venticinque anni. - E' piuttosto buffo. Noi, per adesso, non sappiamo nemmeno dove si trovi Marte Ottavo. - Lei dimentica, cara Mamma Mi, che lassù siamo avanti col tempo di venticinque anni. Per esempio sappiamo già che il capitano dell'astronave terrestre che giungerà su Marte Ottavo si chiamerà Riccardo. - Toh, - disse il pastrugno di Mamma Mi, - proprio come me. - Pura coincidenza, - sentenziò il cosmopulcino. - Si chiamerà Riccardo e avrà trentuno anni. Dunque, in questo momento, sulla Terra, ha esattamente sei anni. - Guarda guarda, - disse Riccardo, - proprio la mia età. - Non mi interrompere continuamente, - esclamò con severità il comandante dell'uovo spaziale. - Come stavo spiegandovi, noi dobbiamo trovare questo Riccardo e gli altri membri dell'equipaggio futuro, per sorvegliarli, senza che se ne accorgano, e per educarli come si deve. - Cosa, cosa? - fece Mamma Mi. - Forse noi non li educhiamo bene i nostri bambini? - Mica tanto. Primo, non li abituate all'idea che dovranno viaggiare tra le stelle; secondo, non insegnate loro che sono cittadini dell'universo; terzo, non insegnate loro che la parola nemico, fuori della Terra, non esiste; quarto... - Scusi comandante, - lo interruppe Mamma Mi, - come si chiama di cognome quel vostro Riccardo? - Prego, vostro, non nostro. Si chiama Sudetti. Riccardo Sudetti. - Ma sono io! - saltò su il pastrugno di Mamma Mi. Urrà, - Urrà che cosa? - esclamò Mamma Mi. - Non crederai che tuo padre e io ti permetteremo... - Ma il pulcino cosmico era già volato in braccio a Riccardo. - Urrà! Missione compiuta! Tra venticinque anni potrò tornare a casa anch'io.

 - E l'uovo? - domandò con un sospiro Riccardo. - Ma lo mangiamo subito, naturalmente. E così fu fatto.

IL LEPROTTO DI PASQUA

C'erano una volta un papà leprotto ed una mamma leprotto, che avevano sette leprottini e non sapevano quale sarebbe diventato il vero leprotto di Pasqua.
Allora mamma leprotto prese un cestino con sette uova e papà leprotto chiamò i leprottini. Poi disse al più grande: Prendi un uovo dal cestino e portalo nel giardino della casa, dove ci sono molti bambini. Il leprotto più grande prese l'uovo d'oro, corse nel bosco, attraversò il ruscello, uscì dal bosco, corse per il prato e giunse al giardino della casa. Qui voleva saltare oltre il cancello, ma fece un balzo così grande e con tanta forza che l'uovo cadde e si ruppe. Questo non era il vero leprotto di Pasqua. Ora toccava al secondo. Egli prese l'uovo d'argento, corse via nel bosco, attraversò il ruscello, uscì dal bosco, corse per il prato; allora la gazza gridò: Dallo a me l'uovo, dallo a me l'uovo, ti regalerò una moneta d'argento! E prima che il leprotto se ne accorgesse la gazza aveva già portato l'uovo d'argento nel suo nido. Neanche questo era il vero leprotto di Pasqua.
Ora toccava al terzo. Questi prese l'uovo di cioccolato. Corse nel bosco, attraversò il ruscello, uscì dal bosco e incontrò uno scoiattolo che scendeva, saltellando, da un alto abete. Lo scoiattolo spalancò gli occhi e chiese: Ma è buono l'uovo? Non lo so. Rispose il leprotto. Lo voglio portare ai bambini. Lasciami assaggiare un po! Lo scoiattolo cominciò a leccare e poiché gli piaceva tanto, non finiva mai e leccò e mangiucchiò pure il leprotto, fino a che dell'uovo non rimase più nulla; quando il terzo leprotto tornò a casa, mamma leprotto lo tirò per i baffi ancora pieni di cioccolato e disse: "Neanche tu sei il vero leprotto di Pasqua." Ora toccava al quarto. Il leprottino prese l'uovo chiazzato. Con quest'uovo corse nel bosco e arrivò al ruscello. Saltò sul ramo d'albero posto di traverso, ma nel mezzo si fermò. Guardò giù e si vide nel ruscello come in uno specchio. E mentre così si guardava, l'uovo cadde nell'acqua con gran fragore. Neanche questo era il vero leprotto di Pasqua. Ora toccava al quinto. Il quinto prese l'uovo giallo, corse nel bosco e, ancor prima di giungere al ruscello, incontrò la volpe, che disse: Su, vieni con me nella mia tana a mostrare ai miei piccoli questo bell'uovo! I piccoli volpacchiotti si misero a giocare con l'uovo, finché questo urtò contro un sasso e si ruppe. Il leprotto corse svelto svelto a casa, con le orecchie basse. Neanche lui era il vero leprotto di Pasqua. Ora toccava al sesto. Il sesto leprotto prese l'uovo rosso. Con l'uovo rosso corse nel bosco. Incontrò per via un altro leprotto. Appoggiò il suo uovo sul sentiero e presero ad azzuffarsi. Si diedero grandi zampate, e alla fine l'altro se la diede a gambe. Ma quando il leprottino cercò il suo uovo, era già tutto calpestato e ridotto in mille pezzi. Neanche lui era il vero leprotto di Pasqua. Ora toccava al settimo.
Il leprotto più giovane ed anche il più piccolo. Egli prese l' uovo blu. Con l'uovo blu corse nel bosco. Per via, incontrò un altro leprotto, ma lo lasciò passare e continuò la sua corsa. Venne la volpe. Il nostro leprotto fece un paio di salti in qua e in là e continuò a correre, finché giunse al ruscello. Con lievi salti lo attraversò, passando sul tronco dell'albero. Venne lo scoiattolo, ma egli continuò a correre e giunse al prato. Quando la gazza strillò, egli disse soltanto: Non mi posso fermare, non mi posso fermare! Finalmente giunse al giardino della casa. Il cancello era chiuso. Allora fece un salto, né troppo grande né troppo piccolo, e depose l'uovo nel nido che i bambini avevano preparato. Questo era il vero leprotto di Pasqua!

Cosa ci insegna questa storia?
Il settimo leprotto possedeva una speciale qualità la forza di volontà, non si fece distrarre dalle parole, non si fece fermare dagli ostacoli, lui sapeva cosa fare perchè la sua missione a termine voleva portare. La forza di volontà non ha età, e se a cuore avete un progetto non dimenticate di costruire prima le fondamenta e poi il tetto, mettendo la forza di volontà alla base di tutto.

LE UOVA FIORITE

C'era una volta un coniglietto che voleva regalare ai bambini suoi amici tante uova di Pasqua. Per far loro una sorpresa, cercava un posto dove nascondere le uova. All'alba si avvicinò alla casa dei bambini col suo sacchetto rigonfio. Il prato Iì davanti era tutto coperto di fiori di croco, bianchi, gialli e azzurri, che somigliavano a tante uova colorate.
Il coniglietto nascose le uova tra i fiori e se ne tornò a casa. 
AI sorgere del sole avvenne un fatto straordinario: i fiori del prato diventarono uova di Pasqua. 
Una colomba se ne accorse e andò in giro a spargere la notizia. 


Presto il prato fu pieno di bambini, mentre le uova di cioccolato continuavano a fiorire. Ancora oggi i vecchi del paese raccontano che quella sia stata la Pasqua più dolce di tutte.

venerdì 25 marzo 2016

La commovente fiaba del fiore della passione

Nei giorni lontani, quando il mondo era tutto nuovo, la primavera fece balzare dalle tenebre verso la luce tutte le piante della Terra, e tutte fiorirono come per incanto. Solo una pianta non udì il richiamo della primavera, e quando finalmente riuscì a rompere la dura zolla la primavera era già lontana… “Fa’ che anch’io fiorisca, o Signore! ” Pregò la piantina. “Tu pure fiorirai ” rispose il Signore. “Quando? ” chiese con ansia la piccola pianta senza nome. “Un giorno… ” e l’occhio di Dio si velò di tristezza. Era ormai passato molto tempo, la primavera anche quell’anno era venuta e al suo tocco le piante del Golgota avevano aperto i loro fiori. Tutte le piante, fuorché la piantina senza nome. Il vento portò l’eco di urla sguaiate, di gemiti, di pianti: un uomo avanzava fra la folla urlante, curvo sotto la croce, aveva il volto sfigurato dal dolore e dal sangue… “Vorrei piangere anch’io come piangono gli uomini” pensò la piantina con un fremito… Gesù in quel momento le passava accanto, e una lacrima mista a sangue cadde sulla piantina pietosa. Subito sbocciò un fiore bizzarro, che portava nella corolla gli strumenti della passione: una corona, un martello, dei chiodi… era la passiflora, il fiore della passione.

La tenera fiaba del pettirosso (leggenda popolare)

Mamma uccello, così come faceva ogni giorno, lasciò nel nido i suoi piccoli per andare a procurar loro il cibo. Mentre era in volo, vide sulla cima di un monte tre croci e tanta gente. Curiosa, si avvicinò e sulla croce centrale vide inchiodato un uomo con una corona di spine in testa: era Gesù. Fu presa da una grande tristezza nel vedere tanta cattiveria e cercò il modo di alleviare una sofferenza così grande. Si posò allora vicino alla testa di Gesù e col becco cercò di staccare la spina più grande.


 Ci riuscì, ma il suo petto si macchò di sangue. Tornò al nido, raccontò ai figli quello che aveva visto e, mentre li abbracciava, macchiò di rosso anche il loro petto. Da quel giorno in poi, quegli uccellini si chiamano "pettirosso", in ricordo del gesto generoso di quella mamma.

LA LEGGENDA DEL CONIGLIETTO DI PASQUA

C'era una volta un Coniglietto che voleva far felice il suo padroncino, perchè lui lo trattava sempre molto bene e gli preparava le cose più buone da mangiare: carote appena colte, trifoglio freschissimo e lattuga verde:
Ma il Coniglietto non sapeva come fare, perchè non aveva neanche un soldino e non poteva andare al negozio a comprare un regalo per il suo padroncino.
Intanto il tempo passava, stava arrivando la Pasqua ed il Coniglietto ancora non sapeva cosa fare.

Gli unici amici su cui poteva contare erano gli altri animali che vivevano con lui nel giardino della casa.
Chiese al cane se aveva qualcosa da dargli, ma il cane aveva solo un osso rosicchiato; chiese al gatto, ma quello poteva dargli solo un topolino ancora vivo, che aveva appena catturato; chiese alla lucertola che prendeva il sole sul muretto, ma lei aveva solo una collezione di insetti morti; chiese ai topolini, ma avevano solo pezzetti di formaggio rosicchiato che avevano rubato dalla dispensa.
Restava solo la gallina; allora il Coniglietto andò da lei e le chiese se aveva qualcosa da regalare al suo padroncino; la gallina
gli regalò le uova che aveva fatto quel giorno (era il Venerdì Santo).

Il Coniglietto le prese, ma così gli sembravano brutte; allora ebbe un'idea, andò in casa e prese i colori del suo padroncino, e con quei colori dipinse tutte le uova che la gallina gli aveva regalato; ci mise tre giorni (i coniglietti non sono molto bravi a disegnare!), ma alla fine furono bellissime.
E la mattina di Pasqua il suo padroncino trovò in cucina quelle bellissime uova colorate e fu contentissimo.
E da quell'anno tutti i bambini il Venerdì Santo raccolgono le uova che le galline regalano loro e le colorano, per mangiarle poi il giorno di Pasqua!

Il mio pastrugno invece dal Coniglietto di Pasqua non riceverà solo uova e basta, ma  una vera e propria caccia all'uovo e caccia... alle piccole e grandi sorprese!  
BUONA PASQUA a tutti, grandi e piccini! ^___^ 

lunedì 21 marzo 2016

GEDEONE

Gedeone il lupo vagava da giorni quando, un mattino, arrivò in un villaggio grazioso ed accogliente. Era stanco, affamato, le zampe gli dolevano e gli erano rimasti ben pochi soldi in tasca.
Improvvisamente ricordò di aver visto una fattoria poco distante dal villaggio. “Sicuramente troverò qualche cosa da mettere sotto i denti” pensò Gedeone.
Appostandosi dietro ad un cespuglio si avvicinò alla fattoria e vide sul prato un maiale, un’anatra e una mucca assorti nella lettura.
Animali che leggono? Gedeone era stupito ma, soprattutto, aveva una fame spaventosa così … emettendo potenti ululati si diresse verso la fattoria …
“Aaa – OOO – oooo!”
Le galline e i conigli corsero via terrorizzati ma il maiale, l’anatra e la mucca non si mossero neppure.
“Che suono fastidioso!” si lamentò la mucca. “Mi impedisce di leggere!”
“Cerca di non badarci!” le consigliò l’anatra.
A Gedeone non piaceva essere ignorato.
“Ehi! Che cosa vi succede? Io sono un lupo cattivissimo!”
“Certo, ne sono sicuro, ma potresti andare a fare il lupo cattivo da qualche altra parte?” replicò il maiale. “Questa è una fattoria di animali istruiti e noi stiamo cercando di leggere. Ora fai il bravo e vattene”.
Così dicendo lo spinse via.
Gedeone non era mai stato trattato in questo modo.
“Animali istruiti. Che sciocchezza!” pensò. “Bene, imparerò a leggere, così vedranno chi è Gedeone!”
Il lupo cominciò ad andare a scuola. I bambini, inizialmente, trovano strano quel nuovo compagno di classe ma, poiché Gedeone non tentò mai di mangiare nessuno di loro, si abituarono presto.
Il lupo era un alunno attento e diligente così imparò subito a leggere anzi, divenne il primo della classe.
Molto soddisfatto il lupo tornò alla fattoria. Con un balzo saltò lo steccato e si diresse verso i tre animali.

Aperto il libro che aveva con sé iniziò a leggere.
“C’era … una … volta … in … un … paese … lontano … una … bella … bambina … di … nome …”
“Caro lupo devi proprio migliorare” gli disse l’anatra senza distogliere lo sguardo dalle sue letture. Il maiale e la mucca, invece, brontolarono infastiditi dall’interruzione.
Gedeone corse via…
… e si recò alla biblioteca della scuola. Si immerse nella lettura di libroni polverosi impegnandosi con tenacia. Alla fine imparò a leggere con scioltezza.
“Ora sono sicuro di essere bravo quanto loro”.
Così ritornò alla fattoria ma questa volta decise di bussare per fare un’impressione migliore.
Aperto il solito libro iniziò a leggere:
“C’eraunavoltainunpaeselontanounabellabambinadinomeCenerentola …”
“Fermati, per carità!” lo interruppe l’anatra. “Sei migliorato molto ma ora devi sforzarti di essere più espressivo.”
Gedeone fuggì via con la coda tra le zampe.
Nonostante l’umiliazione il lupo non voleva cedere. Con i pochi soldi che gli restavano si recò in libreria e comprò il suo primo libro di fiabe.
Gedeone rilesse il libro centinaia di volte, giorno e notte, per imparare a leggere in modo perfetto e con la giusta intonazione …
… quindi tornò alla fattoria.
Questa volta decise di suonare educatamente il campanello.
DLIN DLON!
Entrò, si sdraiò sul prato ed iniziò a leggere.
Gedeone leggeva ogni frase con tale trasporto e passione che il maiale, l’anatra e la mucca rimasero ad ascoltarlo senza aprire bocca.
La storia era ultimata ma i tre gli chiesero di continuare …
… e così in una storia il lupo diventava il genio della lampada, in un’altra era Cappuccetto Rosso e in un’altra ancora un feroce pirata.
“Le tue storie, caro Gedeone, sono fantastiche!” disse l’anatra. “Sei il migliore di tutti noi!” si complimentò il maiale.
Così, sdraiati comodamente sul prato, i quattro animali passarono un pomeriggio piacevole, immersi in diverse letture.
“Dovremmo diventare dei cantastorie!” disse la mucca.
“E girare il mondo!” aggiunse l’anatra.
“Inizieremo domani!” stabilì il maiale.
Gedeone li ascoltava felice.

Era bello avere degli amici!!!

mercoledì 16 marzo 2016

LA FATINA H

Oggi il mio pastrugno, con i suoi compagni di classe, ha imparato che unendo la lettera h a certe sillabe, queste trasformano il loro suono da dolce a duro.


Tutte le letterine andarono ad una festa organizzata dal signor Alfabeto. A tutte loro non sembrava vero poter parlare, gridare e ridere insieme. Che confusione!

Solo ce e ci, ge e gi erano tristi perché nessuno sentiva la loro vocina dolce.

La fatina h, seduta lì vicino, le osservava e pensava: "Guarda un po', credevo di essere l'unica lettera triste dell'alfabeto perché da sola non ho voce e ora scopro che ce ne sono altre in difficoltà. Se è vero che l'unione fa la forza, ci penso io."

Si avvicinò a ce -  ci e ge - gi, che piangevano a dirotto, e disse loro: "Vi aiuto io. Se saremo in tre, la vostra voce diventerà più dura e ci ascolteranno."

Fu così che da quel giorno ce -  ci e ge - gi, quando vogliono fare la voce grossa, si fanno aiutare dalla lettera h e diventano: 


chi, che, ghi, ghe.

L’INCREDIBILE BIMBO MANGIA LIBRI

Venerdì scorso la prima B, la classe del mio pastrugno, insieme alle maestre, sono andati in biblioteca e lì la bibliotecaria ha raccontato alcune storie tra cui questa:
                                     L’INCREDIBILE BIMBO MANGIA LIBRI J


Riccardo amava i LIBRI.  
Ma non come tutti noi amiamo i libri, no.
Non esattamente…

… Riccardo amava MANGIARE i libri.


Successe tutto quasi per sbaglio
un pomeriggio
mentre era piuttosto
distratto.
Subito non si sentì molto sicuro
ed assaggiò una sola parola,
tanto per provare.

Poi gustò
un’intera frase
e poi
l’intera pagina.
Sì, decisamente i libri
gli piacquero.
Per il giorno successivo
aveva già ingoiato
un INTERO libro.
E per la fine del mese
fu capace di ingoiare
un libro intero
tutto d’un colpo!

Riccardo amava
mangiare
ogni tipo di
libro:                                                                        libri di racconti,
                    dizionari,
                                     Atlanti,
                                                           libri di barzellette,
                           fascicoli informativi,
e anche libri di matematica.     
Ma i libri gialli
erano i suoi
preferiti.
E
se li
pappava
senza
una
PAUSA.


Ma la cosa migliore era che:          più ne mangiava,
                                                                                  più diventava intelligente.
Mangiò un libro
sulle tartarughe
e subito seppe
come si nutrivano Tarta e Ruga.
Presto poté fare
le parole crociate
che stavano sul giornale
del suo papà,

e diventò anche
più intelligente
della sua insegnante
a scuola.

Riccardo adorava essere intelligente.
Pensava che, continuando così,
sarebbe diventato
la più intelligente persona
sulla Terra.

Così continuò a mangiare libri…
           e a diventare
   intelligente
… e intelligente
…   e intelligente.

A furia di mangiare libri interi
arrivò a mangiarne tre o quattro per volta.
Libri su qualunque cosa.
Riccardo non era pignolo
e voleva sapere tutto.

Ma poi le cose iniziarono a non  andare tanto bene.
    In effetti, le cose andarono
       molto,
molto,
male.

Riccardo mangiava troppi libri,
e troppo velocemente.

Morde,  mastica …
mastica … mastica …  inghiotte ... verde...          
più verde … verdissimo…… TORTA *              *parola GERGALE per rigettare il contenuto dello stomaco
   
                        Cominciò a sentirsi veramente male.        

Ma la cosa peggiore era un’altra.

Ogni cosa che imparava
si andava a mescolare
con il resto…
Non aveva avuto il tempo
   per digerire tutto come si deve.
Per lui parlare diventò così
piuttosto imbarazzante.
Improvvisamente Riccardo
non si sentì per nulla intelligente.

Più di una persona
gli disse di smetterla
di mangiare libri.

Così Riccardo smise di mangiare libri,
e rimase a lungo seduto, infelice.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Dopo un po’, quasi per caso,
Riccardo raccolse un libro smangiucchiato dal pavimento.
Ma invece di infilarselo in bocca…
 
Riccardo lo aprì…
… e cominciò a leggere.
E fu COSì meraviglioso!

Riccardo scoprì che adorava leggere.
E pensò che se avesse letto abbastanza
      sarebbe ancora potuto diventare
la persona più intelligente sulla Terra.

Ci sarebbe solo voluto un po’ più tempo.

Adesso Riccardo legge
Continuamente …


anche se, ogni tanto ………….. 


AVVISO:

Siete pregati

DI NON provare

a MANGIARE

i LIBRI a casa! J

martedì 15 marzo 2016

I COLORI DI RICCARDO

C‘ era un giorno grigio e piovoso, di quei giorni che quando capita ti fanno venir voglia di infilarti a letto con una bella cioccolata calda e tanti biscotti o, se sei un bimbo un po' biricchino, di prendere mantello e stivali per andare in cerca di pozzanghere. Insomma, un giorno d'inverno che non sai bene cosa fare e come far passare il tempo, e questo era il problema di Riccardo, un bimbo che viveva, con mamma e papà, in una casetta piccola piccola. Tanto piccola che, quando non si poteva uscire, non c'era spazio per giocare. E Riccardo, quel giorno, proprio si annoiava. "Uffa mamma - diceva - che cosa posso fare? Al parco non si può andare, a giocare con le pozzanghere nemmeno, perché tu non vuoi che sennò mi viene il raffreddore, e in casa non c'è niente da fare…. Uffa!. Riccardo era proprio arrabbiato. Come si poteva sprecare così un giorno? Ed ecco, all'improvviso, l'idea: "Mamma, dove hai messo colori e fogli?" chiese già intento a pensare a cosa avrebbe fatto. La mamma portò fogli e colori e Riccardo, zitto zitto, cominciò a disegnare.
Pian pianino sul foglio prese forma un'isola incantevole. Il mare accarezzava una spiaggia dorata e il vento faceva frusciare le foglie dei grandi alberi che coloravano di verde brillante l'interno. Riccardo, tutto concentrato, disegnò poi un piccolo villaggio, e dentro tanti bambini che giocavano a palla e con altalene appese agli alberi. Il disegno era così bello che Riccardo rimase a studiarlo per un po' senza accorgersi che, dietro le sue spalle, era arrivata una piccola fatina, incantata dal paesaggio colorato. Riccardo sospirò, "Ah, se potessi…. Quei bambini sembrano proprio divertirsi un mondo e io invece sono qui tutto da solo"…. La fatina sentì le parole di Riccardo e, zitta zitta, con un tocco di bacchetta magica, trasformò Riccardo in uno dei personaggi del disegno.  Stupito e incredulo, il bambino si ritrovò nel villaggio. "Accidenti, che cos'è successo!" pensò. Ma un attimo dopo scoprì che poteva muoversi, e allora corse in mezzo ai bambini. "Ehi, ci sono anch'io, posso giocare con voi?". I bimbi accolsero il nuovo arrivato, in una gran confusione di domande e presentazioni. "Io sono Riccardo e vengo dal mondo di fuori"…. "Io sono Jan" "Io Elli" "Io Baba"…. "Cos'è il mondo di fuori?" "Ma perché hai quei vestiti così pesanti, fa caldo!"…. Insomma, una gran confusione, ma presto decisero che era meglio giocare, e così si lanciarono in gare e tornei, in corse sfrenate lungo la spiaggia e in divertenti prove con l'altalena. Riccardo dimenticò la noia e la giornata grigia e piovosa che l'aspettavano a casa, e si divertì come non mai. Poi però arrivò la sera, e il piccolo cominciò a preoccuparsi: "Ma adesso come faccio a tornare a casa? La mamma sarà preoccupata…." Per fortuna, la fatina non si era dimenticata di lui, e appena Riccardo disse "vorrei proprio tornare a casa dalla mia mamma e dal mio papà", la magia tornò a funzionare. In un battibaleno Riccardo si ritrovò nella sua cameretta, davanti a lui tutti i fogli disegnati e i colori sparsi ovunque. Proprio in quell'istante la mamma chiamò: "Ricky, non hai disegnato abbastanza? E' ora di mangiare, vai a lavarti le mani e vieni a tavola".

 "Ma allora - pensò Riccardo - mamma non si è accorta di niente…. Vuoi vedere che è davvero una magia speciale?". E la fatina, che lo stava guardando incuriosita, gli sussurrò in un orecchio: "certo che è una magia speciale, è la tua magia. Ogni volta che vorrai, basterà disegnare e vivrai nuove avventure". E da quel giorno Riccardo non si preoccupò più se fuori pioveva e faceva freddo. Lui aveva i suoi fogli e i suoi colori, e inventava magnifiche storie e stupende avventure da vivere ogni volta con nuovi amici.

IL SOLE INNAMORATO

Una volta il Sole s'innamoro'di una piccola stella che gli stava di fronte. La vedeva ogni mattina gingillarsi nel cielo e chiacchierare con tutti i pianeti e tutte le altre stelle. Sbatteva le ciglia, si specchiava nelle scie delle comete ed era sempre pronta a catturare il primo raggio di sole per brillare più delle altre. 

Il Sole, a forza di guardarla, si era talmente innamorato di lei che un giorno non riuscendo più a controllare il suo desiderio decise di farle un regalo. Allungò un raggio, staccò da una nuvola un fiocco bianco a forma di rosa e lo donò alla stella. La stella impertinente rise del suo gesto e il Sole per la vergogna divenne tutto rosso e si tuffò nel mare perchè nessuno se ne accorgesse.


 Il giorno seguente il sole risorse e decise di fare un altro regalo alla stella. Questa volta allungò un raggio, rubò la coda a una cometa e la donò alla stella. Anche questa volta la stella scoppiò a ridere, così il sole, ormai offeso, si nascose tutto rosso dietro le montagne. 



Il terzo giorno il sole si stufò del comportamento della bella stella... ma tanto impertinente! Così decise di non farsi più vedere e iniziò a girare triste e sconsolato nascondendosi fra i pianeti. 

All'improvviso, quando meno se lo aspettava, apparve una bellissima cometa che si avvicinò a lui e gli disse: "amato sole, se continui così ci farai morire di freddo! Abbiamo bisogno di te e del tuo calore! Non ci abbandonare!" 
Il sole commosso e lusingato dalla richiesta della bellissima cometa smise di nascondersi e ricomincio' a splendere sempre piu' forte.