Ti ho amato dal primo istante...

Ti ho amato dal primo istante...

martedì 31 dicembre 2013

☆ L'anno nuovo ☆


Tra qualche ora...... saluteremo tutti il 2013, archiviandolo nel nostro album dei ricordi♡ e............ daremo ☆ il benvenuto al nuovo anno 2014!


L'anno nuovo

 Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.

(Gianni Rodari) 

☆A tutti voi, mamma Mi&pastrugno&papà Fra augurano un Felice Anno Nuovo 2014!

sabato 28 dicembre 2013

LA MAGIA DEL BUIO

Quando il buio ti avvolge nel suo caldo abbraccio puoi fare tante cose.
Puoi veder luccicare gli occhi di un gatto
come i fari di un'automobile. Puoi rincorrere le lucciole in aperta campagna. Puoi vedere la luce di una casa brillare da lontano e immaginare cosa stiano facendo i suoi abitanti. Puoi sentire la cicala frinire,durante la calda estate, e indovinare dove si nasconde. Puoi vedere un pipistrello svolazzare davanti al cerchio luminoso della luna. Puoi proiettare la tua ombra sotto un lampione e fingere di essere un gigante. Puoi riconoscere un oggetto dalla sua forma solo toccandolo. Puoi leggere un libro nascosto nel tuo lettino, sotto le coperte,alla luce di una pila. Puoi scegliere una stella tra le tante che splendono in cielo e darle il tuo nome. Puoi goderti l'aria fresca della sera e lasciare che ti accarezzi il viso come fa la tua mamma. Puoi chiudere gli occhi e fare la nanna. ⭐️

La Luna

C'era una volta un paese al buio.
La notte scendeva  fitta ad avvolgere le strade, le case, le finestre e i campi.
Il cielo si faceva d'inchiostro e un drappo di velluto nero si stendeva su tutte le cose.
Nessuno, in quel paese, usciva di casa dopo il tramonto, e, se proprio non se ne poteva fare a meno, era sempre necessario portarsi dietro una candela, una lampada, un focherello qualsiasi per trovare la strada in mezzo alle tenebre.
Un giorno quattro amici presero una lanterna, lasciarono il paese e si misero a girare il mondo.
Cammina, cammina arrivarono in un posto dove, quando il sole se n'era andato a dormire dietro i monti, si vedeva splendere, sopra una quercia, una palla lucente che mandava il suo chiarore per tutta la campagna.
I viandanti si fermarono stupiti e chiesero a un contadino, che passava di là, che luce mai fosse quella.
- E' la luna, - rispose il contadino. - Il nostro sindaco l'ha comprata in città e l'ha appesa alla quercia perché tutti possano vederla. Ogni giorno viene pulita bene e la notte risplende.
Il contadino se ne andò per la sua strada e uno dei quattro amici disse:
- Di sicuro, una lampada come questa servirebbe anche nel nostro paese. Un albero grande c'è anche da noi. Pensate che bellezza se la notte ci si potesse vedere senza perdersi nel buio.
- Certo, - disse il secondo. - Andiamo a prendere un carro e portiamoci via la luna. Qui sono ricchi e potranno sempre comprarne un'altra.
Il terzo disse: - Io sono bravo ad arrampicarmi; un salto e la tiro giù.
E il quarto corse a prendere un carro con i cavalli.

Con gran fatica i quattro amici salirono sull'albero e tirarono giù la luna. La caricarono sul carro e la coprirono con una coperta, perché nessuno si accorgesse  del furto.

I quattro amici tornarono al paese e appesero la luna ai rami alti di una quercia.
Tutti furono contenti per quella luce che era venuta a rischiarare le loro notti. Fino all'alba vecchi e giovani fecero girotondo, ballando, nei prati.

Gli amici si prendevano cura della luna.
Ogni giorno la pulivano bene con uno strofinaccio e ogni notte stavano a guardare con soddisfazione quanto fosse bella.
Un giorno però, come fu come non fu, gli amici litigarono e il primo decise di andarsene dal paese.
Prese una scala, salì sui rami alti della quercia con un paio di forbicioni, e tagliò via il quarto di luna che gli spettava.
Poi fece fagotto e se ne andò via.

I tre amici rimasti cominciarono a rodersi dall'invidia perché l'altro si godeva da solo un bel pezzo di luna e loro dovevano invece dividerla con tutto il paese.
Decisero di partire anche loro.
Ognuno salì sull'albero, tagliò via il suo quarto di luna, e se ne andò per la sua strada.

Nelle vie del paese le ombre della notte tornarono a stendersi, nere come l'inchiostro.

Il primo dei quattro amici, frattanto, aveva attaccato il suo pezzetto di luna ad un albero appena fuori del paese. Ma la luce che faceva era poca e i raggi cadevano stenti sulla campagna allungando a malapena le ombre.
Il secondo aveva messo il suo quarto di luna al posto della lanterna e con quella cercava di rischiararsi il cammino.
Quando s'incontrarono il primo disse:
- Un solo quarto di luna è troppo poco per fare luce. Dobbiamo riunire i nostri pezzi. Serviranno a illuminarci un po' di più.
I due, però, non erano ancora contenti.
Si ricordavano, infatti, di quanto fosse bella la luna piena che avevano attaccato alla quercia del loro paese.

Un bel giorno incontrarono il terzo amico.
Anche lui aveva cercato inutilmente di farsi luce con il suo pezzetto di luna e, ora che la pace era fatta, fu contento di unire il suo quarto a quelli degli altri due.
La luna era adesso quasi completa: mancava solo l'ultimo quarto.

L'ultimo quarto di luna arrivò presto.

Quando sentì dire che gli altri pezzi erano di nuovo insieme e brillavano in cielo, anche l'ultimo amico provò nostalgia per quel chiarore che aveva illuminato a giorno tutte le cose, e corse ad unire il suo quarto di luna a tutti gli altri.

Da allora la luna, tutte le notti, splende in cielo e illumina la campagna, i tetti delle case, le finestre, i balconi.

Illumina anche i girotondi e le danze dei quattro amici, che ora sono di nuovo felici.

(fiaba dei fratelli Grimm)

martedì 24 dicembre 2013

La magica notte della Vigilia di Natale ☆☆☆

Tra qualche ora inizierà il giorno della Vigilia di Natale... il giorno più bello, quello dell'attesa per ogni bimbo, che si risveglia il giorno dopo con un pensiero: sono stato bravo? Avrò ricevuto i doni chiesti? La notte magica Babbo Natale aiutato da Gesù Bambino che proprio domani festeggia la sua natività, porta i doni a tutti i bimbi buoni ...ma li porta soltanto a patto che vadano a nanna senza storie e non tardi! ^___*
Ecco una dedica a tutti voi bambini del mondo, fiori bellissimi di questo mondo a volte un po' pazzerello...

E' dolce l'attesa di un giorno speciale.
Piccino riposa, domani è Natale.
La tremula fiamma, la voce di mamma,
i sogni e le fiabe, per fare la nanna.

Colora la notte di allegri pensieri,
chiudi gli occhietti: perché oggi è già ieri!
Cavalca farfalle, insegui aquiloni,
scia sulle nuvole, appendi festoni.

Sorridi al risveglio di un nuovo giorno, 
abbraccia i tuoi cari, che avrai tutti intorno.
Scarta i pacchetti, scopri i tuoi doni, 
portati da Babbo Natale aiutato da Gesù Bambino.
Domani è Natale e saremo più buoni!


Mamma Mi & pastrugno augurano a tutti i bambini del mondo e a tutte le loro famiglie un sereno e lieto Santo Natale!  ✿☆♡


Bimbo di Natale

Bimbo abitava a due passi da un paesino sperduto tra le fredde montagne del Nord, chiamato Roccapelata. Aveva quattro anni e viveva solo, in una grande casa di legno. Da lungo tempo non sapeva più nulla dei suoi genitori, ma era sicuro che un giorno sarebbero tornati da lui e questo pensiero lo aiutava a superare i momenti di solitudine. Bimbo amava moltissimo quella casa e il suo timore più grande era che un giorno qualcuno potesse portargliela via.
"Se me ne vado da qui," pensava "quando torneranno mamma e papà non sapranno più dove trovarmi."
Per questo non aveva raccontato a nessuno che non aveva una famiglia e in paese circolavano le voci più assurde sul suo conto. Si mormorava che vivesse con uno strano papà: una specie di orco alto e cattivo che odiava la luce del sole e quindi non usciva mai dalla grande casa di legno sperduta tra i monti.
- Dev'essere una persona spregevole e senza cuore - spettegolavano le donne davanti alle botteghe. - Quale buon padre permetterebbe a suo figlio di andarsene in giro vestito di stracci?
Bimbo sapeva di quelle voci e ne soffriva molto.
Come se tutto ciò non bastasse, a Roccapelata vivevano dei ragazzini che si divertivano a fargli dispetti di ogni genere e alla fine Bimbo decise di utilizzare quelle voci per difendersi dai loro attacchi.
Un giorno i monelli si avvicinarono a lui con aria minacciosa e Bimbo gridò loro: - Attenti a voi! Se mi farete arrabbiare troppo andrò a chiamare mio padre e allora sì che saranno guai seri!
I bambini, impauriti, smisero di infastidirlo e con questo stratagemma Bimbo riuscì a cavarsela in diverse occasioni. Un giorno però Geppo, il capo della banda, cominciò a dubitare che questo leggendario papà fosse davvero così spaventoso e decise di seguire Bimbo fino a casa.
L'indomani chiamò gli amici e disse loro: - Non esiste nessun papà. Sono stato a spiarlo per tutto il pomeriggio e non ho visto nessuno in quella grande casa. Bimbo abita da solo e ci ha preso in giro per tutto questo tempo.
Poi, tra lo stupore dei compagni, aggiunse: - Ascoltatemi bene! Domani è la vigilia di Natale e non c'è papà al mondo che lascerebbe da solo suo figlio. Noi andremo a casa di Bimbo e se lo troveremo solo gliela faremo pagare cara.
Geppo aveva ragione: a Natale tutti i bambini aprono i regali insieme ai loro genitori. Bimbo invece anche quella notte era solo, così ogni anno, per ingannare la solitudine, modellava un pupazzo di neve sulla poltrona del suo salotto.
Arrivò la notte della Vigilia e Bimbo si mise al lavoro. Andò in giardino, caricò sul carretto più neve possibile e la portò in casa: ormai era diventato bravissimo e faceva dei pupazzi così belli che assomigliavano sempre più a persone vere.
In poche ore il lavoro fu quasi finito; per completarlo mancavano solo piccoli tocchi da artista. Bimbo si ricordò che un giorno, rovistando in soffitta tra le montagne di roba vecchia e impolverata, aveva trovato un cappello da uomo e una pipa. Li andò a prendere e glieli mise addosso. Era il pupazzo di neve più bello che avesse mai fatto e sembrava talmente vero che Bimbo non riusciva a credere di averlo costruito con le sue mani.
Fuori intanto si era già fatto buio. - Che freddo! - disse Bimbo al pupazzo mentre disponeva la legna nel camino. - Eh, caro mio, qui d'inverno si battono i denti! Ci conviene accendere il fuoco se non vogliamo finire congelati!
Quando si voltò, Bimbo rimase incantato a guardare quel pupazzo che, illuminato dalla luce del fuoco, sembrava quasi umano.
L'incanto di quel momento fu spezzato da un rumore violento che proveniva dalla cucina. Bimbo si precipitò a vedere cosa fosse successo: c'era un sasso in mezzo alla stanza ed i vetri della finestra erano sparsi su tutto il pavimento. Geppo e la sua banda questa volta facevano sul serio!
Allora Bimbo ebbe un'idea: corse in salotto, accese la pipa al pupazzo di neve e gli si accovacciò di fianco.
- Papà, papà! - prese a piagnucolare fingendo di rivolgersi ad una persona in carne ed ossa. La luce del camino proiettava sui vetri, appannati dal freddo, l'ombra di un omone grande e grosso e Bimbo continuò la sua messa in scena gridando con un vocione da orco: - Dì a quei ragazzetti di andarsene, altrimenti li farò pentire io di essere venuti a seccarci proprio la Vigilia di Natale!
I monelli non potevano credere ai loro occhi e alle loro orecchie e così, tremanti dalla paura, fuggirono a gambe levate. Bimbo li guardò soddisfatto con il cuore colmo di gioia mentre scappavano terrorizzati.
- Ce l'abbiamo fatta - esclamò entusiasta al pupazzo.
Ma poi, girandosi di colpo, notò che il pupazzo si stava piano piano sciogliendo al calore del fuoco.
- Ah! Già ... Non puoi rispondermi tu, sei solo uno stupido pupazzo di neve! D'un tratto quella gioia che aveva provato nel sentirsi finalmente protetto da qualcuno si trasformò in una grande delusione.
Dal paese intanto giungevano le grida dei bambini che non riuscivano a trattenere la voglia di cominciare i festeggiamenti prima del tempo e quando le campane scandirono la mezzanotte, Roccapelata si trasformò in una specie di falò che scoppiettava di risate ed euforia.
Bimbo rimase lì a guardare ciò che era rimasto del suo sogno di Natale: un'enorme pozza d'acqua. Poi, all'improvviso, qualcosa lo distolse dai suoi pensieri: gli parve di sentire una voce che lo chiamava provenire dalla camera da letto, ma subito pensò: "Devo smetterla di fantasticare!" credendo che il richiamo fosse frutto della sua immaginazione.
Invece quella voce proseguì, sempre più forte e chiara: - Bimbo! Sei sordo oppure fai finta di non sentire?
Era un vocione di uomo che gli suonava incredibilmente familiare.
- Non è possibile, non è possibile ... - continuava a ripetersi Bimbo senza voltarsi per paura di spezzare quell'incantesimo e di far svanire anche questo nuovo sogno. Poi, si fece coraggio e si voltò.
C'era un uomo in piedi, davanti ai suoi occhi.
- Che cos'è tutta quell'acqua? - disse. - Tu e le tue solite marachelle! Dai, asciugala e poi vieni a dormire che si è fatto tardi! Domani è Natale e dovremo lavorare sodo se vogliamo costruire il presepe più bello del mondo!
Era davvero un uomo in carne ed ossa e sembrava alto quasi due metri! Si tolse il cappello e lo buttò sulla poltrona; dal taschino del gilè s'intravedeva una vecchia pipa ancora fumante, come se fosse stata appena spenta. Poi si voltò e andò verso la camera da letto.
Bimbo era impietrito. Non riusciva a credere che quello che stava vivendo fosse vero. Quell'uomo stava andando a coricarsi nella stanza accanto, quella che Bimbo per anni aveva tenuto pulita in attesa del momento in cui sarebbe arrivato qualcuno a dirgli: - Sono tuo padre. Sono tornato!
Quell'uomo non gli aveva detto niente, si era solo comportato come se avesse vissuto con lui da sempre e anche Bimbo provava la stessa sensazione.
Senza neanche accorgersene gli uscì dalle labbra una frase che non aveva mai pronunciato: - Va bene, papà.
Stupito dalle sue stesse parole Bimbo decise di non porsi più domande; prese uno straccio e asciugò l'acqua. Poi, con il cuore gonfio di gioia, andò a dormire.  (Silvia Provantini - nella storia originale Bimbo aveva otto anni... il mio pastrugno invece solo quattro... )

lunedì 23 dicembre 2013

Babbo Natale


Chissà perché, Babbo Natale
solo a dicembre torna a viaggiare.
Con la sua barba soffice e bianca
di far regali lui mai si stanca.

Con la sua slitta va sulla neve
e ogni bimbo un dono riceve.
In ogni paese, in ogni città,
da tutti i bambini arriverà.
Porterà giochi e tanti dolcetti,
per quelli buoni come angioletti,
ma ai cattivi che porterà?
Forse un giocattolo che dona bontà.

Ma se ti porta anche il carbone
non arrabbiarti ...
Puoi sempre usarlo per riscaldarti!

venerdì 20 dicembre 2013

Una scatola piena di... baci! ♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥



 A DICEMBRE c’è Natale
ed io sogno di volare
con le renne sulla slitta
tra la nebbia fitta fitta.



 ♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥


 Il bambino stava preparando un suo pacco di Natale. Avvolgeva una scatola con costosissima carta dorata. Impiegava una quantità sproporzionata di carta e fiocchi e nastro colorato.
"Cosa fai?" la rimproverò aspramente la madre. "Stai sprecando tutta la carta! Hai idea di quanto costa?".
Il bambino con gli occhi pieni di lacrime si rifugiò in un angolo stringendo al cuore la sua scatola.
La sera della vigilia di Natale, con i suoi passettini da uccellino, si avvicinò alla mamma ancora seduta a tavola e le porse la scatola avvolta con la preziosa carta da regalo.
"E per te, mami" mormorò.
La madre si intenerì. Forse era stata troppo dura. Dopo tutto quel dono era per lei. Sciolse lentamente il nastro, sgrovigliò con pazienza la carta dorata e aprì pian piano la scatola. Era vuota!
La sorpresa sgradita riacutizzò la sua irritazione ed esplose:
"E tu hai sprecato tutta questa carta e tutto questo nastro per avvolgere una scatola vuota!?".
Mentre le lacrime tornavano a far capolino nei suoi grandi occhi, il bambino disse: "Ma dentro ci ho messo un milione di bacini!".
Per questo, oggi c'è una donna che in casa sua tiene sula mensola in sala una scatola da scarpe.
"Ma è vuota" dicono tutti.
"No. E piena dell'amore del mio bambino" risponde lei.
 ♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥♡♥

Mastro Tobia



Quanta neve per le strade, quante luci, quanti canti, ma soprattutto quanto freddo!
Quella sera mastro Tobia era ancora in bottega, intento a intagliare dei tronchetti di legno.
Era il falegname più abile del paese e, con la sua arte, li avrebbe trasformati in meravigliose statuine per presepe, che avrebbero reso magico il Natale in tante case.
Purtroppo non era altrettanto bravo negli affari e aveva accumulato molti debiti.
Suo figlio era partito molti anni prima in cerca di fortuna, e sua moglie era morta.
Perciò passava il Natale da solo in quella bottega ogni anno più fredda, perché non poteva nemmeno permettersi il riscaldamento, e la legna per la stufa veniva utilizzata per le piccole sculture.
La sera prima di Natale i creditori vennero a portar via tutte le sue meravigliose statuine.
Lasciarono solamente un piccolo bue e un asinello che non erano riusciti tanto bene, tanto che mastro Tobia pensò bene di bruciarli per poterne ricavare almeno un po’ di calore.
D’un tratto però le due statuine si misero a parlare e lo supplicarono: «Non bruciarci! Non bruciarci! Siamo nate per scaldare Gesù Bambino la notte di Natale, se ci bruci il bambino morirà di freddo! »
«Il bambino?! Morirò di freddo io!E poi di tutte le statuine siete rimaste solo voi due: un bue senza un corno e un asinello con la coda spuntata.»
Allora il bue gli disse: «Tu che sei un grande maestro, prendi il mio corno e intaglia il bambinello, tanto uno solo non mi serve a niente e faccio fatica a rimanere dritto! »
E l’asinello aggiunse: «Prendi il resto della mia coda, è brutta, spuntata e tanto poi ricresce…»
Mastro Tobia non riusciva a credere a quello che stavano sentendo le sue orecchie. «Un bue senza corna? Un asinello con la coda che ricresce? Ma cosa succede? Forse sto impazzendo!»
Certo il freddo era pungente e le due statuine sarebbero bruciate in pochi minuti…
Tanto valeva assecondarle e farsi fare compagnia in quella notte solitaria.
Prese lo scalpello e … stack! Con un colpo secco staccò un bel pezzo di legno dal proprio sgabello – non aveva cuore di rovinare ancora di più quelle povere statuine – e realizzò un piccolo corno, che incollò sulla testa del bue, e una punta di coda per l’asinello. E poi, con il resto cominciò a intagliare il più bel bambinello che avesse mai fatto.
Ci mise così tanta passione e così tanta attenzione nel lavorarlo che iniziò ad aver caldo.
«E’ incredibile, con questo freddo sto sudando …»
Eppure ne aveva fatte tante di statuine, lavorando sodo tutto il giorno, ma non aveva mai sentito caldo. Non fece nemmeno in tempo a finire la frase, che il bambinello si illuminò di una luce meravigliosa. Voltandosi, l’uomo si trovò di fronte al bue più maestoso che si fosse mai visto e a un asinello così imponente e fiero da superare il miglior cavallo purosangue del mondo.
Eh già, erano proprio loro a scaldare il piccolo laboratorio di mastro Tobia.
«Grazie» disse il Bambin Gesù appena scolpito.
«Grazie per la bontà del tuo cuore. Questa notte hai rinunciato a riscaldarti perché questo bue e questo asinello potessero scaldare me. Caro buon Tobia! Ti prometto che non avrai mai più freddo e che ci sarà sempre qualcuno a scaldarti il cuore soprattutto nella notte di Natale.»
Proprio in quel momento si aprì la porta: sulla soglia c’era il figlio del falegname. Portava un sacco ricolmo di regali e al suo fianco, una donna bellissima con in braccio un bambino identico e quale al bambinello che mastro Tobia aveva scolpito poco prima.
Il figlio, in un paese lontano, aveva fatto fortuna: era diventato un importante mercante, e adesso voleva vendere in tutto il mondo le meravigliose statuine di suo padre.
Si era sposato un anno prima e il suo bimbo nato da poco aveva lo stesso nome del nonno:Tobia.
Mastro Tobia da quel momento non ebbe più freddo e non fu più solo. Gli anni passarono, ma il tempo non cancellò mai il ricordo di quella speciale notte di Natale.